Cervello che invecchia: la dieta può aiutare a invertire la degradazione delle proteine

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Una nuova ricerca rivela che gli squilibri proteici nel cervello legati all’età possono essere parzialmente invertiti attraverso interventi dietetici, offrendo una potenziale strategia per mitigare il declino neurodegenerativo.

Il cervello che invecchia: uno spostamento molecolare

Con l’invecchiamento del cervello, la sua capacità di gestire le proteine in modo efficiente si deteriora. Un recente studio dell’Istituto Leibniz sull’invecchiamento in Germania fornisce approfondimenti dettagliati su questo processo, individuando un meccanismo critico: l’ubiquitilazione. L’ubiquitilazione è essenzialmente un sistema di etichettatura che contrassegna le proteine ​​per il riciclo. Nei cervelli più vecchi, questi tag si accumulano, segnalando che le proteine ​​hanno superato il loro periodo migliore, ma travolgono la squadra di pulizia del cervello: il proteasoma.

Questo non è semplicemente un problema di efficienza; è un cambiamento fondamentale nel modo in cui il cervello gestisce i suoi macchinari molecolari. Gli scienziati sanno da tempo che la gestione delle proteine ​​diminuisce con l’età, ma questa ricerca la collega precisamente all’ubiquitilazione. L’accumulo non è casuale; alcune etichette si accumulano mentre altre scompaiono, anche se i livelli proteici rimangono stabili. Ciò sbilancia l’intero sistema.

Intervento dietetico: un potenziale ripristino

I ricercatori hanno testato se una dieta ipocalorica potesse influenzare questo processo. I topi più anziani sono stati sottoposti a una dieta ipocalorica per quattro settimane, quindi sono tornati alla normale alimentazione. I risultati sono stati sorprendenti: per alcune proteine, i livelli di ubiquitinazione sono parzialmente tornati a quelli osservati negli animali più giovani dopo aver ripreso una dieta normale.

Ciò suggerisce che il sistema di etichettatura delle proteine ​​del cervello non è fisso in età avanzata e può essere adattato con cambiamenti nella dieta. Tuttavia, l’effetto non era universale. Alcuni processi di invecchiamento sono rimasti inalterati, mentre altri sono addirittura peggiorati. Ciò evidenzia la complessità del cervello e la necessità di approcci mirati.

“I nostri risultati mostrano che anche in età avanzata la dieta può ancora avere un’influenza importante sui processi molecolari nel cervello”, afferma il biologo molecolare Alessandro Ori. “Tuttavia, la dieta non influisce allo stesso modo su tutti i processi di invecchiamento del cervello: alcuni vengono rallentati, mentre altri difficilmente cambiano o addirittura aumentano.”

Implicazioni per le malattie neurodegenerative

I risultati hanno implicazioni per condizioni come l’Alzheimer, in cui il misfolding e l’accumulo delle proteine svolgono un ruolo chiave. Comprendendo meglio come il cervello gestisce le proteine, gli scienziati possono sviluppare strategie più efficaci per prevenire o rallentare il declino neurodegenerativo.

Questa ricerca è preliminare ; gli esperimenti sono stati condotti su topi e neuroni umani in laboratorio. Sono necessari studi sull’uomo per confermare questi risultati. Tuttavia, lo studio fornisce un passo cruciale verso lo svelamento dei meccanismi molecolari dell’invecchiamento cerebrale e l’identificazione di potenziali interventi.

Il sistema di gestione delle proteine ​​del cervello è un delicato equilibrio che cambia con l’età. La dieta potrebbe non essere una bacchetta magica, ma sembra essere una leva che possiamo usare per riportare l’equilibrio verso uno stato più sano.